Filtrando attraverso la tapparella abbassata della finestra, la luce del giorno s'insinua nella camera da letto e proietta un pallido cerchio luminoso sul letto. Sandro si gira verso François, lo vede dormire: ha una gamba sotto le lenzuola, l'altra libera e la caviglia che penzola dal bordo del letto; la testa, posata sui palmi delle mani, sembra quella di un ragazzo disteso su un prato. Indossa una canottiera strappata e slip bianchi griffati, che lo fanno sembrare ancora più giovane. Il suo viso, minuto e pallido, è incorniciato dai lunghi capelli biondi. Nel sonno ha una espressione fiduciosa, come quella di un ragazzino. Sandro rimane a fissarlo per lunghissimo tempo. Quindi si sporge a scostargli i capelli dalla fronte, e nel farlo avverte una fitta proprio sotto il cuore.
All'improvviso il silenzio della stanza comincia a opprimerlo; si allontana da François e si siede sul letto. Gli tremano un po' le mani e ha come un presentimento; ha bisogno di andarsene da quell'appartamento. Si alza. Si avvicina alla finestra. Accosta le tende e guarda la strada; è immersa nel riflesso silenzioso dell'alba, di quella domenica di fine settembre. Poi si volta di scatto. Si allontana in punta di piedi dalla finestra, guarda di nuovo François, chiude piano la porta della stanza dietro di sé.
In quell'attimo François alza lo sguardo, lo vede; si rende conto che è meglio rimanere in silenzio, e lasciarlo andare. Si passa le mani tra i capelli, si stringe al cuscino. Sa di amarlo, di amarlo tanto; ma è anche consapevole di quanto Sandro desideri Giacomo, e quanto egli sia debole e vile; se non lo fosse, lo avrebbe lasciato andare già da un pezzo. Chiude gli occhi.
Lo stesso giorno Giacomo esce dall'albergo di pomeriggio inoltrato. È contento che i pomeriggi inizino finalmente ad accorciarsi. La sera lo fa stare meglio con se stesso; il giorno ha ancora dei colori forti, e lui ama le mezze tinte, i grigi, il bianco e nero. Ha la barba di alcuni giorni e gli occhi, segnati da una stanchezza atavica, si sforzano di vedere qualcosa al di là delle lucine nerastre che gli brillano davanti. Continua a girare in lungo e in largo intorno al parco lì vicino, percorre vari isolati, all'improvviso ha un turbamento. Sente che il suo corpo rallenta, ha iniziato a raffreddarsi; non ha la forza di combattere.
È sopraffatto da qualcosa a metà tra il ricordo e il pensiero, con tale violenza da stordirlo. Una giornata di sole, una spiaggia, l'acqua fredda. Sente un bambino che urla: è lui. La testa comincia a pulsargli forte mentre un pensiero gli si affaccia prepotente nella memoria. Poi di colpo si sente in bocca quello stranissimo sapore, di sale. Si sente afferrare alla nuca da una mano forte e adulta mentre il naso, la bocca e le orecchie gli si riempiono d'acqua salata. Gli bruciano gli occhi, e gli ondeggiano davanti immagini indistinte, sfuocate. Mentre cerca disperatamente di respirare, si sente tirare bruscamente la testa verso l'alto, e prova un gran dolore all'attaccatura dei capelli.
L'inquietudine che Giacomo ha in petto, qui ora, sembra farsi sempre più forte e salirgli fino a soffocarlo, più di quella volta in balia di quella presa. Come allora gli occhi gli si riempiono di lacrime, e la vista gli si annebbia; inizia a vedere tutto sfuocato, e il rumore che sente in testa si trasforma in un ronzio cupo, insistente. Ansima, e non riesce a mandare giù nemmeno una boccata di aria fresca. È preso da spasmi violenti, come fosse in mare nello sforzo disperato di mantenersi a galla.
Qui, in questa città che non è la sua, tutt'a un tratto si rende conto che in fondo la sua vita avrebbe potuto prendere un'altra piega se fosse rimasto a casa. Probabilmente. Però lui, a casa, non vuole più tornarci. Già, quale casa poi? All'improvviso il rumore della sirena di un’auto della polizia lo riporta alla realtà. Si guarda attorno, e realizza di essere fermo davanti alla casa di Sandro.
Già, la casa di Sandro.
Dopo una doccia bollente, Sandro s’infila in tutta fretta il primo paio di jeans che trova. Gli è difficile credere che a momenti Giacomo sia di nuovo lì, nel suo appartamento. Gli è difficile perché, in tutto questo tempo di assenza dell'altro, lui si è trasformato in un ragazzo senza età che sente venirgli meno la forza della sua gioventù. Se n'è reso conto molto semplicemente, poco prima, in quel minimo lasso di tempo in cui si è visto riflesso nello specchio appannato del bagno. In quell'attimo di azzerante pena, in bilico tra la vita e l'assenza, ha provato una profonda amarezza mista a disgusto. Sa che il richiamo della sua coscienza è potente come la forza di gravità; è un richiamo a cui non può sfuggire. E sa anche che Giacomo non si merita tutto questo. È ora di smetterla di manovrare con astuzia i fili dei sensi di colpa che ancora lo legano a lui. All'unica persona che conta davvero nella sua vita, e per la quale valga la pena vivere e soffrire.
Forte di questa certezza, questa volta avrebbe affrontato Giacomo con decisione, lo avrebbe messo di fronte a una scelta. E non gli avrebbe permesso di andarsene di nuovo. E mentre lo pensa, si vede ancora una volta riflesso nello specchio del bagno; ha stretto le labbra in una espressione pressappoco di rabbia, e sente i brividi della certezza che lo avrebbe fatto.
Ama Giacomo, lo ha sempre amato, e proprio per questo non può permettersi di giustiziarlo sul patibolo. In realtà Sandro sa anche quanto François non conti per lui o meglio quanto non abbia contato oltre la fisicità del suo corpo. Spesso con gli altri, e così anche con François, dopo il sesso c'è stato più imbarazzo che entusiasmo. Con Giacomo, Sandro ha invece scoperto che ci sono cose che si possono imparare solo a letto. A letto si scava nella parte nascosta di ognuno di noi; è come avvicinarsi alla fonte del proprio essere. E Giacomo lo è, la fonte del suo essere. Lo è perché nel dopo sesso è raro per lui trovarsi a proprio agio, e Giacomo lo ha fatto sempre sentire a proprio agio.
Ma guarda un po', aveva pensato la prima volta che c'era finito a letto, bisogna scoparci con uno per scoprire questo genere di cose. E anche allora s’impara solo una frazione infinitesimale della inesplorata vastità dell'intimo dell'altro. Questo è uno dei motivi che l'hanno subito spinto verso Giacomo, con quel suo atteggiamento naturale e diretto che a molti può apparire sfrontato. A lui piace farsi gli uomini. Punto. Più onesto di così.
Intanto fuori inizia a venir giù un po' di pioggia, rada da poter contare le gocce. Gocce che si spiaccicano sulla strada con un rumore di schiaffi, quando Giacomo varca la soglia del portone della casa di Sandro. Prima di iniziare a salire la rampa di scale si blocca nella penombra dell'androne. Rinuncia mentalmente ad accendere il sigaro, ben stretto tra i denti. E si ricorda di quella volta, mesi prima, quando scese di corsa quelle scale come se stesse fuggendo da qualcosa che neppure la morte avrebbe potuto troncare; almeno come idea che s'era fatto dell'altro.
Rimane in silenzio ad ascoltare il vuoto. Poi sospira. E poi ancora si accende il sigaro. A un tratto sale di colpo il primo gradino, il secondo, il terzo, il quarto... ha il fiatone. Non ha le idee chiare, o forse sì, forse sta sbagliando di nuovo; ma avverte che questa volta, quando lo vedrà, sarà qualcosa di diverso, sarà tutta un'altra cosa.
E finalmente glielo dirà.
- fine -