Quando il cellulare inizia a squillare per la prima volta, nella stanza non c'è nessun altro. Quei due sono già usciti. C'è solo lui, steso sul pavimento tra avanzi di cibo e piatti di carta, contenitori di cartone per pizze strappati e macchiati di salsa di pomodoro, bottiglie semivuote, bicchieri di plastica accartocciati e lasciati ovunque. Rannicchiato sulla moquette rosso fuoco, tra il divano e il tavolino al centro della stanza, lui è nudo come un verme: ha il sangue al naso, il labbro inferiore spaccato e gli occhi gonfi. Riesce a tirarsi su a fatica, appoggiandosi con le braccia ai bordi del tavolino; quindi afferra il cellulare.

“Pronto…” sussurra appena.

“Mirko attento…” dice la voce maschile dall'altra parte del telefono, “se ti scappa detto, ti facciamo fuori!” E riattacca.

Mirko si guarda un attimo attorno, e lascia cadere a terra il cellulare: gli manca il respiro e un nodo gli sale piano ma deciso su per la gola. Ha lo sguardo spaventato, di chi è alla ricerca nella stanza di qualcosa che solo lui conosce, e deve assolutamente trovare.

La testa gli fa male, ma ancora di più gli procurano dolore le cose che gli si intrecciano dentro. Mirko si è indurito ai colpi della vita, ma è ancora troppo fragile a certi urti. Si passa le mani tra i capelli sudati, tira su con il naso qualcosa misto a sangue, contrae le labbra incredibilmente sottili e sanguinanti.

Non c'è niente da dire, non c'è niente da spiegare e forse è giusto così, ha avuto quello che vuole; no, non c'è proprio niente da aggiungere, è orrendo ma è così, fa parte del gioco. E ben presto gli è chiaro che è tutto finito.

Quando il cellulare inizia a squillare per la seconda volta, Mirko è già in doccia. E non può sentirlo. Ha la testa sotto il getto d'acqua bollente. Ha bisogno di stare così, sospeso tra finzione e realtà, in una sorte di paralisi momentanea per dimenticare quello che è successo. Si sente però un lottatore che ha paura; poi, man mano che dirige sul corpo gli spruzzi d'acqua è come se sentisse l'angoscia uscirgli fuori dal di dentro, e scivolare via sulla pelle, fin giù nello scarico della doccia.

Più tardi Mirko farà un mezzo sorriso triste, come se provasse dispiacere nel vedersi riflesso nello specchio appannato; uno spasmo di incredulità improvvisa gli percorrerà tutto il corpo. Si vedrà più fragile del solito, in quel bagno saturo di vapore; un ragazzo di appena diciannove anni, con un viso incredibilmente pallido e una testa di capelli corvini e lunghi piena di immaginazioni.

Il suo corpo ha reagito bene, però. Si tocca il petto, la pancia; nonostante i lividi e quei dolori ai muscoli il corpo ha resistito bene: non è andato in pezzi. Allora chiuderà gli occhi. E ripenserà a quella prima volta.

Quella prima volta accade senza preavviso, come succede solo per le cose importanti. Qualche mese prima. E' alla fine del liceo e fa un caldo insopportabile. Insieme all'afa di quella estate metropolitana che si preannuncia alquanto torrida, Mirko ha la sensazione che tutto si stia fermando attorno a lui. Una sensazione indescrivibile. Quella che prova solo chi sente di non poter sfuggire in alcun modo al proprio destino.

Ha bisogno di amare. Un disperato bisogno di amare, ma a modo suo. Ed è proprio l'idea del suo modo di amare che gli da coraggio; quel coraggio che crede non sarebbe mai arrivato e che invece gli ha permesso di raggiungere, a fatica, quella identità di cui ha tanto bisogno.

Negli ultimi anni si è chiesto un sacco di volte se, al momento fatidico, sarebbe stato capace di andare fino in fondo, se non sarebbe scappato via, e se il suo corpo e la sua mente avrebbero saputo accettare quella cosa.

Ricorda che quella sera decide che lo avrebbe fatto. A tutti i costi, e accettandone le conseguenze. Lo desidera troppo, per rimandare la decisione oltre. Quella volta c'è riuscito. E' soddisfatto di se stesso. Ha raggiunto la certezza. Allora, si limita a sorridere. Così Mirko si trova a suo agio in quegli abiti femminili, seduto sullo sgabello vicino al bancone di quel pianobar.

Con quel corpo adatto a fare sesso, con un cervello diverso, è un'altra persona: può attirare folle di uomini, farci un mucchio di soldi, ma soprattutto può amare i piaceri della carne. Radioso, sensuale, si accende una sigaretta osservandosi nello specchio dietro le bottiglie. E si sente quasi felice, la femmina che tutti desiderano.

E più tardi, in quella macchina, gli sembra persino di impazzire nel sentire la mano dell'uomo che si infila sotto le sue mutandine di pizzo nere, e si muove in mezzo alle gambe con una sconosciuta abilità, mentre lui trattiene il respiro. Da allora capita spesso e con uomini sempre diversi e poi ancora e ancora. Ma la vita si sa, con una mano dà e con l'altra toglie; ed è sconfortante come continua a peggiorare man mano si va avanti. Verso una abnegazione suprema.

“Basta, smettila!” disse osservandosi allo specchio. E scaccia via le immagini che gli si impigliano nella mente. Si lava i denti, si asciuga i capelli e si veste in fretta.

Un'ora più tardi Mirko è di nuovo là, al suo posto. Lungo il viale è già notte, e fa freddo; c'è il rumore del traffico, la luce fioca dei lampioni e i fari delle macchine che rallentano per lui.

Solo per lui.