Mirko comincia a imparare a non soffrire. Gli è difficile, è vero, molto difficile, e solo il cercare di farlo significa spesso venire a contatto con aspetti di sé che non gli piacciono affatto, però ci sta provando. Ha davvero cominciato a imparare a dosare le proprie emozioni, quindi anche le sofferenze, e questo gli basta per iniziare.
" Aristotele sostiene che l’anima è la kunesis, è il movimento..." dice Christian in un tono aggraziato, quasi pudico, guardando il giovane amico negli occhi. "Un animale che non ha il movimento, non ha l’anima. Anzi è animale perché si muove, perché è la vita che si muove. Ma cosa vuol dire animale che si muove, che differenza c’è tra una pianta e un animale?"
A Mirko piace ascoltare il professore. In quei momenti è animato da un’attenzione tutta particolare; difficile dire se si tratta di una forma di cortesia innata o di curiosità istintiva. Gli piace quel tono da docente, ogni sfumatura spontanea della voce, anche se più che comprendere appieno il significato delle parole, lo affascina il ritmo col il quale vengono scandite.
Mentre Christian continua a illustrare la sua lezione magistralis, Mirko ha preso a giocarellare con il sesso del professore, con una naturalezza disarmante. All'improvviso Christian s'interrompe, e si gira verso Mirko. In quell’istante vede nel volto del ragazzo, sdraiato alla sua destra, qualcosa di impeccabile e giusto, l’incarnazione di ogni perfezione umana. E gli vede nello sguardo la forza inaudita nella imperturbabilità quasi irritante di una bellezza splendente, superba e tuttavia tenera, paragonabile solo alla calma del moto ondoso del mare o dei laghi, o ai venti. La pelle bianchissima, i capelli corvini e ondulati che gli ricadono morbidi sulla fronte, gli occhi grigio-azzurri accentuano il suo aspetto delicato e femmineo.
Di colpo Mirko si blocca. Lui è mio amico, pensa, e si sente invadere da un senso di gratitudine. Anche se vuole smettere di voler bene, per non soffrire. Mirko se lo ripete in continuazione, è un refrain che ritorna spesso da quando si è disamorato della vita. Intanto si è avvicinato ad osservare le vene morbide e gonfie di quel sesso che ha ripreso a stringere e che sembra pronto scoppiargli da un momento all’altro tra le mani.
Christian ha un sussulto. Mirko gli si avvicina di più e lo bacia con le labbra ben salde. Non lo ha mai fatto prima. Quindi si stacca, gli sorride appena, e riprende a giocarellare con il sesso del professore, muovendo la mano con la solita disarmante naturalezza.
Con un gesto naturale ma deciso, Christian gli passa allora il braccio intorno al corpo e lo avvicina a sé. Mirko si sorprende di quanto si senta bene in quella posizione, e di quanto con quel gesto il professore gli sia diventato inspiegabilmente familiare. Nel loro rapporto fino ad allora lui è stato, come dire?, una entità estranea, uno dei tanti che lo pagava per andarci a letto. Ha avuto sentore di questa sensazione la sera prima quando ha sentito l'impulso di telefonargli, un desiderio pressante mai provato prima. Per un attimo, qui adesso, ha persino la sensazione di stringere la persona giusta. L’abbraccio non lo lascia estraneo, come le altre volte, adesso gli risulta davvero un gesto familiare, tanto da togliergli il respiro e coinvolgerlo in una percezione travolgente. Stretto al professore, con la mano che gli s'attarda sul sesso, Mirko si sente turbato ma al sicuro, lì in quella stanza, dove le prime luci dell’alba già tagliano il muro in lunghe strisce sottili di un blu vitreo.
"Il primo supporto è il nostro corpo, è il corpo che iscrive su di sé il mondo... Per tutti c’è solo il mondo che è stato ridotto alla propria prospettiva, ricostruito, ritrascritto nella direzione del suo sguardo, del suo volto, nella possibilità delle sue mani, del suo movimento…" riprende Christian dopo un attimo, proseguendo senza indugio la sua lezione simulata con quel ritmo personale e la flessibilità che attrae irresistibilmente il giovane Mirko.
A momenti alterni la voce di Christian ha un tono vulnerabile, che si fa a poco a poco sempre più evidente. E' come s’egli sapesse che le parole stanno perdendo importanza e si allontanano dalla bocca per smarrirsi nella stanza in suoni incomprensibili e prive di significato.
Nel frattempo Mirko ha iniziato a muovere la mano al ritmo delle parole – sempre più veloce e stringendo il sesso del professore sempre più forte – sulla spinta di un vero desiderio fisico di liberazione.
D’improvviso un rantolo di gioia esce dalla gola del professore. Mirko avverte nella sua mano tutta la potenza di quell’orgasmo esplodere devastante. Una deflagrazione ardente, terrificante, sublime. E in quell'attimo Mirko si sente attraversare da un vento caldo, e si sente luminoso dentro per il piacere procurato al professore, come le ore calde del giorno, quelle in cui il sole splende più in alto.