Quando Mirko sale sulla Mercedes di Sebastiano è quasi l'alba. I due fratelli non si vedono da settimane. Mirko non si è fatto trovare. Né al cellulare, né a casa, neppure lungo il viale. Quella notte si era deciso. Non voleva più sfuggire.

Ma ora lì, appoggiato con non curanza allo schienale del sedile, Mirko avverte un apparente senso di disagio. A volte - quando si trovano così, uno di fronte all'altro, soli, chiusi dentro l'auto, o in una stanza, nell'atmosfera ondeggiante delle luci della strada, tra attimi rubati alle loro vite di giovani senza tempo, legati da un vincolo di cui, pur avvertendone la forza, ignorano la causa - a volte, prima ancora di parlare rimangono in silenzio a lungo, come se volessero capire perché si sono riuniti.

Dopo questi attimi di smarrimento iniziali, Sebastiano si accende una sigaretta.

“Cazzo sta succedendo? dice quasi subito.

“Sta succedendo cosa?” risponde Mirko.

“Attento Mirko…”

“Lascia stare...”

“Come sarebbe a dire...”
“Fottiti, Basti.”

Sebastiano si volta verso il fratello. Lo osserva con quello sguardo cui Mirko non può sfuggire. Quello sguardo che lui conosce bene e che gli ha visto fare parecchie volte.

“Cazzo insisti a venirci in questo cesso di posto?” chiede Sebastiano.

Mirko si sente perforare dallo sguardo del fratello. Sempre di più. E avverte quella scossa, quella che non avrrebbe più voluto sentire. E ha paura.

"Devi smetterla” dice Sebastiano, cercando la risposta negli occhi del fratello. “Tu continui perché quei pervertiti nel cercarti, nel desiderarti e poi nel pagarti ti mettono al centro di un interesse, pur sordido e squallido se vogliamo, ma è proprio questo che a te piace…”

Mirko si strappa via la parrucca bionda, lanciandola alle sue spalle sul sedile posteriore. Poi, bleffandosi calmo, si accende una sigaretta. Aspirato profondamente qualche boccata di fumo, poi si sporse verso il fratello piegandosi leggermente sul sedile. Gli scappa un sorriso, di quelli ch'egli è solito fare in quei momenti. Nei momenti in cui sa che non gli conviene bleffare.

Sebastiano conosce bene il significato di quella espressione. Conosce Mirko meglio di chiunque altro. Per questo non si muove. Attende l'altro. E l'altro ci mette un po' prima di decidersi a parlare.

È mai entrato nella vostra vita un putto-puttana?” esordisce sottovoce Mirko, sicuro di sé, improvvisando sul momento con la testa leggermente reclinata all'indietro sul sedile.

Sapreste riconoscerlo? È una creatura capace di farvi sputare il cuore, vomitarlo, tra quei baci profondi, sulla sua pelle perfetta, talco e seta, tra i suoi tempi, le sue misure e le mani che pretendono. Avide mani di uccello, voraci catastrofi. Un corpo capace di cancellare i precedenti, la memoria degli amplessi di un istante, gli itinerari furtivi di sopravvivenza, gli amori passati, quelli grandi che credete indelebili. Tutto. Pensavate che qualcosa fosse destinato a rimanervi addosso: odori, impronte di bocche e di lingue, labbra ingorde a succhiare dai vostri sessi tutto il piacere e il desiderio? Speravate di conservare, fra gli anfratti del corpo e sulla pelle, la mappa di tutte le vostre iniziazioni erotiche e amorose? Illusioni. Gocciolerete rimpianto, avrete per sempre nostalgia della sua saliva, della sua lingua che, da sola, vi scopava. In ogni dark-room e in ogni sauna udirete l'eco dei suoi gemiti maliziosi, delle sue incursioni indecenti in altre cabine, accanto a uomini che chiamerà attrezzi di piacere, pronto a correre da voi per raccontarvi i dettagli. Ma anche camminando, soffermandovi agli angoli delle strade, in quelle giornate cariche di leggerezza, vi apparirà davanti."

E continua:

"Il suo pensiero e il suo sadismo delicato, quasi ottocentesco, non potranno abbandonarvi mai più. La sensazione meravigliosa dell'accostarsi a qualcuno, del destino che si schiude e diventa sentiero nitido. Giocolieri con l'amore, pronti a raggiungerlo ovunque decida di andare. Avvicinamento e pericolo, qualsiasi bellezza possa farvi intravedere. Un putto-puttana travolge e, all'inizio, regala la sensazione inebriante della rinascita, di quel sentimento angelico e carico di purezza sempre vagheggiato. O temuto? La purezza del suo essere di tutti e di nessuno. Un putto-puttana è un pericolo e un sogno. Deferente verso le meraviglie della creazione, confeziona la sua vita come un prezioso gioiello di sguardi mirati, di contatti solo apparentemente casuali. Anche durante le lente sodomie in cui si offre, femmina accogliente, in cui vi regala il suo corpo, aprendosi alla vostra impetuosità e portandovi, adagio, in quel paradiso infuocato di cui solo lui possiede la chiave. Anche penetrandovi. Con la passione altera di chi potrebbe essere altrove, lasciando il desiderio inespresso e quindi sempre vivo. Anche in quei momenti non c'è nulla di fatale, solo la vostra sofferenza, intensa e sorella del godimento. Bellissimo, efebico e ambiguo ma negli sguardi e non negli ammiccamenti, non nelle movenze del corpo perfetto e carico di una fatalità sessuale. Un destino scritto, segnato addosso. Sarete felici portandolo in giro, felici e orgogliosi del vostro potere, ostinata idea di onnipotenza. Non farà nulla per disilludervi. Anzi."

"Un putto-puttana è uomo, checca, femmina, efebo ingenuo, maschio violento. Sa essere tutto, a seconda delle situazioni. E' oppio e unguento. Ma anche maestro di cospirazioni. Il dolore troppo limpido dell'amore diviso… E sarà questa limpidezza a farvi impazzire. E' forse l'amore solo follia? Dipende da cosa siete disposti a rischiare e a mettere in gioco. Se la risposta è tutto, lasciatevi andare. Ascoltate la sua musica di perfido e perfetto incantatore: spazzerà via la polvere dei gesti consueti, delle abitudini quotidiane, dei commiati e degli addii passati che ancora credevate ferite aperte. Altrimenti fuggite. Subito. La sua ferita sarà escissione profonda. La sua sarà abisso…”

Dopo Mirko ammutolisce. Per un attimo ancora i due fratelli seguiteranno a guardarsi negli occhi. Lì dentro quella Mercedes, seduti uno accanto all'altro, nell'atmosfera appannata dal vapore e dal fumo delle sigarette.

A vederli così, in quell'attimo preciso la loro somiglianza risulta impressionante. Illuminati appena dalla luce fuori della strada, i loro visi sembravano scolpiti da un'unica mano. La mano di uno artista capace. Che ha voluto imprimere con forza nella mente, nel cuore, nella memoria di quei due fratelli, immagini e situazioni che sarebbero rimaste incancellabili per tutta la loro vita.

A un tratto Sebastiano appare turbato, si allunga verso il fratello. Quindi, come se solo allora si sia accorto che c'è anche l'altro, cerca di attirarlo a sé in qualche modo. A quel punto gli sembra che i frammenti corporei del fratello che ha desiderato così tanto non gli appartengono più. Eppure lo sente ancora così suo. Lo sente così coinvolto. Così seducente. Forse dovrebbe baciarlo. Forse lo vuole anche Mirko. Decide che è meglio lasciar perdere, lasciare che il fratello continui a parlare. Allora si scosta dall'altro, di quel tanto che basta, e si accende un'altra sigaretta.

“Il primo amore non si scorda mai…” dice Mirko. “Per anni, sono stato davvero innamorato di te. Non facevo altro che starmene sdraiato sul letto a pensarti, a segarmi… a soffrire! Ma da allora il mio sentimento si è fatto più complesso, più intenso. Ha resistito ad ogni genere di assalto. Dopo si diventa stanchi e disillusi, quindi anche l'amore, indispensabile a generare vita dalle macerie quotidiane, deve essere maggiore… Ecco forse innamorarsi è davvero una cosa meravigliosa. E talvolta ci penso. Ma sembra un'altra vita, non la mia. Non la nostra. Magari è il mio modo di pensare che non va bene. Forse è proprio il nostro modo di comportarci a rovinare tutto. Forse è solo il nostro innamoramento malato ch'è destinato a finire....”
Mirko si morde il labbro e lo guarda. Sebastiano ne percepisce appieno il significato. Gli lancia a sua volta un'occhiata piena d'intesa, ma anche così colma di interrogativi febbrili. Pronto, a un suo cenno, a saltargli al collo e baciarlo. Ma tutt'a un tratto si sente in colpa e volge lo sguardo da un'altra parte.

“Ti ricordi la prima volta in autogrill, quando mi hai seguito nei cessi…” continua Mirko, “tornando dalla partita con gli altri? E i brividi di allora li sento ogni volta che tu mi sei vicino. Ecco tu per me rimani quei brividi... come se quando ti vedo, dei vetri rotti scricchiolassero sotto le mie scarpe.”

La bocca di Sebastiano si allunga in una smorfia impercettibile. Aggrotta le sopracciglia. E' davvero strano come in quel momento lui desideri ancora il fratello, e al tempo stesso abbia voglia di scappare lontano. Come non mai. Cerca di ingannare se stesso, ammettendo che non è così. Ma capisce che il tempo ha lavorato per loro, e che lui non è più in grado di sopportare oltre questo fardello, di accettare di dividere il fratelo con quei pervertiti.

Ma capisce anche che continuare a non ammertelo è come respirare ossigeno da una bombola. E questo lo fa star male. Perché in tutto questo, lui è consapevole di aver avuto una parte rilevante. Di aver mentito e incasinato troppo le cose. Ora non può più cambiare la situazione né porvi rimedio. E questo vale per entrambi. Anche se ci stanno ancora provando. Anche se non ci hanno completamente rinunciato. Anche se sono molte le volte che si sono detti mi dispiace e si sono perdonati.

Ma adesso sentono che non possono accettare di continuare a farlo, senza rimanere nauseati da se stessi. Anche se, nel tentativo di spegnere il proprio desiderio, a quel punto le loro anime sembrano allo sbando. Ma spesso le cose accadono senza che noi lo vogliamo veramente.

E lì, seduti in quella Mercedes, quella sera lo comprendono. Devono chiudere con questa relazione incestuosa. Anche se ogni loro fibra si ribella e protesta contro questa tacita decisione. Che entrambi sentono, in modo chiaro e inequivocabile, di aver già preso.

A un tratto Mirko avverte quella sensazione, come se dei vetri rotti scricchiolassero sotto le sue scarpe…
E una piega dolente gli deforma il viso.