Quando il pomeriggio seguente Mirko varca la porta dell’ufficio del professore all’università, Luca è seduto al computer. Sta digitando sulla tastiera. Il rumore dei tasti sembra ritmare i suoi pensieri, mentre le parole si susseguono veloci andando a comporsi sul monitor in un crescendo rossiniano.
Mirko rimane lì in piedi, fermo sulla porta, ad osservarlo in silenzio. Conosce il valore di Luca. E' paziente e determinato, e Mirko si è abituato ad aggrapparsi alla schiena slanciata dell'amico come a un salvagente. Ma gli riesce difficile immaginarsi un futuro con lui. Tuttavia non può credere che quel ragazzo, con l'aria accattivante e un tocco di sfrontatezza ch'egli adora, abbia preso la decisione di lasciarlo di punto in bianco. Se lo chiede anche se sa perfettamente di esserselo meritato.
Allora da un'altra sbirciatina. E vede che Luca si è accorto della sua presenza; così gli pare. Probabilmente il suo sguardo va oltre. Oltre le quattro mura di quell'ufficio, oltre quella porta, quel corridoio, quella cazzo di università. Anche se Mirko, appoggiato allo stipite della porta, continua a non avere la benché minima idea di cosa gli passa per la testa. E perché sia arrivato fino a lì.
Allora decide di focalizzare l’attenzione su qualcos'altro. La sua mente è abituata a procedere per gradi. Se si sofferma troppo sull’insieme, perde la concentrazione. Ogni riflessione pratica lo tiene inchiodato alla realtà. Al contrario, seguire i pensieri lo mantiene in uno stato di annebbiamento.
Si ricorda della notte precedente, e del professore che lo afferrava, lo gettava sul letto e lo prendeva in modo brutale. E' un pensiero piacevole. Si sofferma su quello. Del resto Mirko trova più semplice usare il sesso come indicatore. Preferisce leggere i segnali che riceve nel toccare piuttosto che fare un'analisi del carattere, o concetti come responsabilità, onore e altri aspetti sostanzialmente riconducibili all'animo umano. Pur interessandogli, quelle peculiarità passano in secondo piano, a vantaggio della vaga ma più affascinante nozione di forza vitale e di generosità. E ha anche notato che gli è più facile intravedere disponibilità nella gente che lotta, e che spesso sono proprio quest'ultime le più disposte a dare priorità al sesso. E Luca è proprio un lottatore nato.
All’improvviso Mirko si rende conto che non può continuare a fingere, deve scegliere: continuare a vedere il professore, oppure permettere a Luca di entrare definitivamente nella sua vita. Ma quest'ultima possibilità implica da parte sua un cambiamento inquietante, l’accettazione incondizionata di abbandonare il professore, e tutto il resto, per sempre. La vita di strada, soprattutto.
"Facciamola facile" si dice Mirko, nonostante i suoi paradossi. "Amo Luca, ma amo anche il professore, e la mia voglia di libertà. Per sentirmi vivo ho bisogno di più amori contemporaneamente. Mi piace cazzeggiare, il mio essere infedele. E allora? Be’, è troppo complicato da spiegare, la verità è che la felicità non esiste. Sì, insomma, è una gran stronzata stile-bigliettini-baci-perugina. A volte ci si impegna..." e qui il pensiero gli rimane sospeso per un attimo, "ci si impegna con ogni forza in una direzione, ma i risultati sperati arrivano da tutt’altra parte."
Il fatto divertente è che tutto questo sta accadendo nella sua mente, lì a pochi passi dal professore e da Luca. L’emotività a volte può offuscare la vista, impedendo di vedere le cose come stanno veramente, pensa Mirko. E dire che quello che il professore ammira maggiormente in Luca è proprio la sua capacità di problem solving – come gli ha detto il professore nel presentarglielo – cioè la capacità di risolvere i problemi prendendo importanti decisioni in pochissimo tempo.
E in effetti, Luca, così ha fatto nel piantarlo. Questo, Mirko lo comprende bene, e ne è turbato. Però quello che non gli riesce di focalizzare ora, è come deve fare per trasformare questa circostanza sfavorevole in opportunità.
"Come?" si chiede incazzandosi con se stesso. "L’importante è mantenere un atteggiamento elastico e disponibile, non cedere all’emotività del momento…" si risponde su due piedi.
Ma Mirko non ne sarebbe mai capace, di non cedere all’emotività intendo, ragionando e sferrando un attacco risolutore. Dio sa quanto Mirko vorrebbe invece esserne capace. Intuire davvero le qualità dell'altro, o i possibili sviluppi della situazione, attraverso dei segnali non verbali. Osservando attentamente il proprio interlocutore, ad esempio, per far sì che basti uno scambio di sguardi intensi, l’osservazione della mimica dell’altro per riconoscersi e fuggire insieme.
Tutt’a un tratto Mirko si prova a ribaltare la situazione. Pensa di essere Luca e di voler bene a qualcuno che insegue qualcosa che lui non condivide e che magari in fondo disprezza.
"Questa sofferenza darebbe più senso ai miei giorni o solo più adrenalina?" si dice sul momento. "Non c’è dubbio che patire per amore faccia sentire vivi."
E' la sua risposta immediata. Ma fa anche essere vivi? Si domanderà poi un secondo dopo. Quando scopo e di colpo vedo il mio amante negli occhi, sento che niente è più desiderabile di questo, sarà la sua risposta definitiva.
"Qualche volta mi sento chiaro, trasparente e frizzante come l'acqua", di dira prodeguendo in quesra sua elucubrazione. "Altre volte mi sento esausto e giù di morale. Spesso il sesso non mi basta e sono incapace di smettere, e le mie braccia stanche e avide si tendono ancora verso l'altro. Oppure sono profondamente sazio e soddisfatto, e vengo sopraffatto dal semplice desiderio di dormire. Se le cose funzionano mi sento sicuro, o dolorante, o posso desiderare persino di essere lasciato solo. Ma più spesso anelo a tuffarmi di nuovo tra le braccia del mio amante e la felicità sta tutta in quegli attimi rubati alla vita. Sono un uomo cui piace fare la puttana, e allora? Nessuno cambia niente, ed io voglio vivere la mia vita. Chiedo solo di poterlo fare. Nient’altro!"
All’improvviso tutto gli sembra più reale. Lo è? Come un miraggio nel deserto, pensa.
Si sentirà più sollevato dopo, quando è all'aria aperta, tra la gente.
-FINE-