UN ATTIMO FIGURATO


CAPITOLO 6 (DOPO ANCORA)

Quel sabato notte di sette anni prima, nel letto di Clara - dopo aver fatto l'amore - Nico dorme un sonno tranquillo. Forse sogna. Il suo respiro è lento, leggermente nasale. Clara non è tranquilla. Non sa perché. Però sa che ama Nico, lo ama in modo struggente. E se lui la volesse lasciare, un giorno? Se dovesse affrontare tutto in modo diverso? Cosa sarebbe successo dopo, fra un mese, un anno? Quante domande! Non può più tornare indietro, la sua vita si è legata indissolubilmente a quella dell’altro, e questo la spaventa. Lì sdraiata accanto a quel corpo nudo che odora di loro, Clara sente un’ondata di pietà e di costrizione invaderle il cuore. E l’angoscia di quello che le aspetta la prende allo stomaco. Ma poi si volta a guardarlo, il suo ragazzo, e si accosta a quel corpo, e lo annusa, e sforzandosi di non toccarlo capisce che comunque finiscono sempre per ritrovarsi uniti, anche se entrambi hanno bisogno di tempo; di mettere tempo fra loro.

 

Stacco. Il tempo, si sa, a volte è però crudele. Scuce le vite, e poi le riannoda, e unisce le persone con una cucitura provvisoria come tanti abiti imbastiti per la prima prova e mai confezionati.

Già! pensa Clara, soffiandosi il naso, gli occhi rossi nascosti dietro un paio di enormi occhiali scuri che le rendono il viso ancora più pallido e scavato. E fissa il corpo immobile del fratello, supino nella bara, intento a decomporsi lentamente, confondendo insieme l’odore di morte con quello dei fiori nella camera ardente. Il proprio dolore è accresciuto dall’idea della sofferenza di Roy schiacciato dalla sua condizione, dalla sua disperazione, dal modo con cui lei non ha fatto nulla per impedirgli di lasciarsi morire in quel modo assurdo, in quel posto fuori dal mondo, tra quella gente senza scrupoli e infetta.

Si sa i sensi di colpa ci entrano dentro senza preavviso e insinuandosi in modo subdolo, e poi aderiscono all’anima come tante sanguisughe, e ci succhiano le poche certezze lungo lo scorrere del tempo, dominano le nostre emozioni, ci lasciano stropicciati e in pena, e offrono il nostro corpo e la nostra mente alla vita di tutti i giorni; come l’attore uscito alla ribalta offre il proprio corpo e la propria mente al personaggio che renderà visibile.

Ecco Clara lì, in quel momento, officia contemporaneamente al funerale del fratello e alle proprie nozze, confonde in un unico movimento l’incontro simbolico di due cortei. Insieme all’amore per il fratello, e a quello di entrambi per Nico, insieme a quegli amori abortiti stende un velo immaginario di tulle bianco con cui copre la testa adorabile di Roy; un velo ricamato e un bouquet di fiori d’arancio e fresie bianco. Quindi bacia il fratello sulla fronte. Nel farlo, in quel secondo interminabile in cui lei è sospesa tra la vita e la morte, sente che la sua sofferenza non avrà fine e il suo amore per lui, nel tempo, sarà più grande quanto più lei soffrirà.

E non riuscendo a rispondere alle tante domande che le si presentano nella mente, atterrita dal sentimento di separazione e di privazione, sta immobile, con gli occhi sbarrati nascosti dietro quel paio di enormi occhiali scuri che ora iniziano a pesarle, e le scavano solchi sul naso; sta immobile a chiedersi con quale coraggio possa rimanere lì accanto al cadavere del fratello senza sentire rimorso, di essere stata il suo carnefice.

 

Stacco. Quel sabato notte di sette anni prima, Clara non riesce affatto a dormire. Eppure Nico stesso, poche ore prima, le aveva detto Ti amo e non ci credi. Lo aveva detto con convinzione, con la dolcezza che non gli era propria. E questa cosa l’aveva anche rincuorata. Si sentiva protetta, desiderata, amata. Allora quest’ansia, questa sensazione di vuoto che arriva più in fretta e più forte delle altre volte... Perché?
Questa domanda gli trapassa il cervello, con la stessa intensità e lo stesso fastidio del flash di una macchina fotografica. Di colpo le pare persino che qualcosa è mutato nel suo umore. Quel corpo che gli dorme accanto sembra quasi darle fastidio. Maledetti giorni del ciclo che stanno per arrivare. In quei giorni pensa sempre che tutto vada male, ha dei brutti presentimenti. Si lascia andare. E si stringe contro il corpo di Nico, e prova a prendere sonno. Domani è un altro giorno. Si vedrà.

 

Stacco. Una mattina di molti mesi dopo, in pieno centro, Nico la vede abbracciata a un ragazzo. La giornata di novembre è incredibilmente limpida e soleggiata, fa piuttosto freddo ma tutto è terso, e Clara sembra risplendere sotto i riflettori di quella luce.

Lei lo nota e Nico le sorride. Lei annuisce spostando lo sguardo verso la vetrina di un negozio di scarpe. È incredibile quante cose possono cambiare in due persone che si sono amate e poi lasciate, come adesso ad esempio che ci si imbatte per strada e non si sa cosa dire. Anzi lei se ne va quasi subito, seguita da quel Mi ha fatto veramente piacere rivederti che le risuona nelle orecchie. Se ne va turbata, ma se ne va, abbracciata al ragazzo che è con lei.

E attraversando la strada verso il marciapiede opposto, in una fuga silenziosa ma frettolosa, arriva anche alla conclusione di come nelle relazioni non c’è limite al peggio. Lei sa perfettamente che incontrare un vecchio amante può rivelarsi una trappola; anche se i sentimenti sono scomparsi e quella persona non riveste più, per noi, la più piccola ombra di fascino, be’ il nostro corpo può ancora reagire. Non vede Nico da parecchi mesi, si è allontanata da lui, per dimenticarlo. Ma è proprio questo quello che vuole davvero: rifarsi una nuova vita senza l’altro? E intanto si stringe forte al braccio del ragazzo che l’accompagna.